Il Castello del Buonconsiglio è il più vasto e importante complesso monumentale della regione Trentino-Alto Adige.
Costruito tra il 1239 e il 1255, venne usata come residenza dei principi-vescovi di Trento fino al 1803.
Il castello è formato da un insieme di diverse costruzioni risalenti ad epoche diverse, circondati da un’imponente cinta muraria cinquecentesca.
Domina la città da un piccolo rilievo e sorge sui resti di un Castrum romano edificato a scopi difensivi.
Una volta sotto le sue mura scorreva il fiume Adige e il castello, sorto come fortezza imperiale, presidiava un nodo strategico sull’asse Nord-Sud.
Il nucleo originale è Castelvecchio, fortezza medievale, poi nel corso del tempo i principi-vescovi incorporarono ed edificarono altre parti, come la Torre dell’Aquila e il Magno Palazzo, una delle più sontuose residenze rinascimentali d’Italia.
Nelle sale del primo piano di Castelvecchio si trova la sezione archeologica, dove vengono illustrate la Preistoria, l’età romana e l’Alto Medioevo, mentre nelle sale rinascimentali sono esposti dipinti, bronzetti, sculture in legno.
Dopo la caduta del principato di Trento, il castello venne usato come caserma.
Restaurato e riaperto al pubblico nel 1924 come Museo Nazionale, dal 1973 ospita le raccolte d’arte antica della Provincia Autonoma di Trento.
All’interno della cinta muraria si trova un giardino all’italiana.
Alla storia del Castello del Buonconsiglio si legano le vicende di Cesare Battisti, Damiano Chiesa e Fabio Filzi. Durante la Prima Guerra Mondiale Cesare Battisti iniziò un’intensa attività di propaganda direttamente a Trento (al tempo territorio austro-ungarico) a favore dell’intervento in guerra del Regno d’Italia contro l’Impero Austro-Ungarico.
Cesare Battisti e il roveretano Fabio Filzi vennero catturati dagli austriaci sul monte Corno, vicino a Rovereto, il 10 luglio 1916. Riconosciuti come sudditi imperiali, furono portati a Trento, dove vennero processati e condannati a morte il 12 luglio 1916 nella Fossa del Castello del Buonconsiglio. Nello stesso luogo, il 19 maggio 1916, avvenne anche la condanna a morte per Damiano Chiesa (anche lui suddito imperiale austro-ungarico arruolato però nell’esercito italiano).