Palazzo del Principe di Monaco

Palazzo del Principe di Monaco

Il Palazzo del Principe di Monaco costruito nel 1215, era originariamente una fortezza di frontiera della Repubblica di Genova.

Divenne proprietà e residenza della famiglia Grimaldi alla fine del XIII secolo, segnando l’inizio della loro sovranità sui territori di Monaco.

Nel XVI secolo, i signori di Monaco chiesero il riconoscimento della loro indipendenza alle potenze europee.
Ottennero questo riconoscimento nel 1512 dal re di Francia, poi dall’imperatore e dal papa nel 1524.

Alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo, il Palazzo principesco di Monaco divenne il simbolo del glamour e del jet set. Il Principe Rainieri III portò alla ribalta internazionale il territorio monegasco.
Grazie soprattutto al suo matrimonio con la star americana Grace Kelly diede una nuova immagine al principato.

Dall’acquisizione del palazzo da parte della famiglia Grimaldi, sono state fatte diverse modifiche.
Fu con l’investitura del principe Honoré II nel 1604 che la residenza prese l’aspetto di un palazzo principesco in stile rinascimentale italiano.

Il castello perse il suo aspetto medievale e si ispirò ai palazzi delle corti europee. Onorato II ordinò l’ampliamento del Palazzo principesco di Monaco, che assunse la forma attuale.
Luigi I fece costruire una grande scala a ferro di cavallo e arricchì la collezione d’arte, la quale però venne distrutta durante la Rivoluzione francese.

Durante la Restaurazione europea del 1814, il palazzo venne riconsegnato alla dinastia monegasca. 

Oggi è possibile ammirare i fasti di questo palazzo: la Cappella del palazzo, dedicata a San Giovanni Battista, la Galleria di Ercole, la Galleria degli Specchi, il Salone Rosso, la Camera di York, il Salone Giallo o il Salone Luigi XV, la Sala del Trono

Il Palazzo dei Principi di Monaco è una residenza privata all’interno della quale in alcuni periodi dell’anno è possibile visitare i Grandi Appartamenti. 

Nel cortile esterno del Palazzo, ogni giorno alle 11:55, avviene il cambio della guardia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto