Nel cuore della Transilvania sorge Hunedoara, una cittadina di circa 60.000 abitanti. In questa città si trova il Castello dei Corvino, uno dei Castelli più grandi d’Europa e uno delle Sette Meraviglie della Romania.
Fu eretto, in stile gotico-rinascimentale nel 1446 ma a trasformare la struttura in un vero e proprio Castello fortificato fu Ioan de Hunedoara, uno dei più importanti leader militari e politici del XV secolo in Europa che si distinse per le numerose guerre contro i turchi riuscendo a sconfiggerli fermando l’offensiva verso l’Europa occidentale. Venne utilizzato come residenza signorile fortificata dagli Hunyadi (detti anche Corvino) poi come residenza nobiliare da importanti famiglie transilvane fino al 1724 quando gli Asburgo lo occuparono trasformandolo in un deposito di ferro. Il castello andò in rovina fino a quando, nel XIX secolo, iniziarono i lavori di ristrutturazione e la successiva trasformazione in un museo.
Il castello appare come una solida e imponente fortezza circondata da un fossato in cui scorrono placide le acque del fiume Zlaști.
Si accede poi all’ampio cortile interno su cui affaccia l’edificio principale che ospita la sala della Dieta e quella dei Cavalieri. Sul lato opposto del cortile si trova invece l’Ala Matia caratterizzata da una loggia in stile rinascimentale.
La storia del Castello è legata a due diverse leggende.
La prima leggenda riguarda proprio il nome e lo stemma della famiglia Corvino, costituito da un corvo che regge un anello d’oro nel becco. Pare che Ioan de Hunedoara fosse un figlio illegittimo del Re d’Ungheria Sigismondo. Il Re, per evitarle la vergogna, donò al nascituro un anello per riconoscenza quando fosse venuto a corte.
L’altra leggenda è invece legata al pozzo che pare sia stato scavato da tre prigionieri turchi che Ioan de Hunedoara teneva nel Castello. Ioan promise loro che se fossero riusciti a scavare un pozzo per rifornire il Castello di acqua buona li avrebbe liberati. I tre scavarono per ben 15 anni e riuscirono nell’impresa arrivando a 28 metri di profondità. Nel frattempo, Ioan morì e le sorti dei prigionieri dipendessero a quel punto dalla volontà di sua moglie, la quale decise di violare il patto stipulato e di farli uccidere. I tre, per vendicarsi, incisero quindi la scritta “Avrai l’acqua, ma non hai l’anima. In realtà esiste un’iscrizione in caratteri arabi su uno dei contrafforti della cappella che recita “Chi l’ha scritta è Hassan, prigioniero delle falesie nella Fortezza”.